Mentre Morìs perorava le grandi qualità elastiche, espressive, meccaniche ed estetiche del minuto frammento metallico Franco lo infilò con attenzione in una delle sue cannucce, aprì una boccetta di china nera, intinse il pennino con gesto accorto e sicuro e si raccolse, concentrato ma al contempo rilassato, sul primo ritaglio di carta Schoeller che gli capitò tra le mani saggiando il nuovo strumento.
Morìs gli restò accanto, seduto, sporto in avanti e bisbigliando di tanto in tanto, osservando attentamente; restarono così, fermi, per alcuni minuti.
Per il resto, silenzio.
Poi Morìs si alzò e, soddisfatto del successo evidente della sua presentazione, mormorò sospirando (come faceva sempre, spesso d’improvviso): “Va bene Franco, ci vediamo” e si dissolse oltre la porta, mentre l’amico proseguiva il saggio.